Tecnologie e sviluppo psico fisico
Come inserire le tecnologie nel più ampio percorso di crescita di ciascun individuo
Le tecnologie, se usate con le giuste attenzioni metodologiche, possono realmente contribuire ai percorsi didattici di qualsiasi studente, questo non significa però non considerare alcuni indicatori, sempre più evidenti, che mostrano come l’era digitale stia impattando negativamente sullo sviluppo psico-fisico delle nuove generazioni.
Questo sguardo pedagogico-antropologico è oggi indispensabile per toccare con mano una realtà densa di possibilità ma anche effettivamente gravida di criticità che forse ancora fatichiamo a quantificare. L’indagine conoscitiva della 7ª Commissione Permanente del Senato “sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”, approvata il 9 giugno 2021, contiene delle conclusioni particolarmente allarmanti: “Ci sono i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscolo- scheletrici, diabete. E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia. Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica… Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani”.
I docenti, quotidianamente a fianco dei propri studenti, probabilmente riconosceranno molte di queste criticità, soprattuto dovute ad un uso eccessivamente precoce dei dispositivi tecnologici, che non hanno conseguenze solo sull’attività scolastica ma anche sull’intero sviluppo psico-fisico. In età adolescenziale e ancora di più in età infantile il tempo di esposizione ad uno “schermo” è in costante aumento ed avviene soprattutto in totale assenza di una preparazione adeguata: se oggi è vero per tutti che non metteremmo mai in mano ad un undicenne un automobile, non è altrettanto vero che esiste la consapevolezza di come, lo stesso undicenne, attraverso il suo smartphone, incontri il mondo da solo, senza alcun tipo di filtro o di controllo.
Si moltiplicano quindi le iniziative e i progetti tesi a sensibilizzare soprattutto i genitori al giusto e corretto accesso ai dispositivi personali perché siano utilizzati in tempi e modi adeguati alla maturità dei singoli individui, attendendo soprattutto lo sviluppo di quelle capacità critiche e riflessive che ne permettono l’uso. I bambini e i ragazzi hanno soprattutto bisogno di contatti con i loro pari e con adulti comprensivi e capaci di accompagnarli in un percorso di crescita, non di tecnologie che li sostituiscano né nel loro tempo libero né durante il tempo che passano a scuola.L’analisi di un ampio campione di giovani di età compresa tra 2 e 17 anni negli Stati Uniti ha mostrato che un tempo maggiore davanti allo schermo era associato a un minore benessere: meno curiosità, autocontrollo e stabilità emotiva; maggiore ansia; sintomi depressivi. Alcune di queste associazioni erano più ampie per gli adolescenti che per i bambini piccoli.
È quindi sempre più evidente che le tecnologie non possono sostituire o diventare preponderanti durante alcune fasi del nostro sviluppo ma possono contribuire, da un certo punto in poi, ad una crescita guidata che sia complementare con gli altri processi educativi essenziali. L’impatto positivo di una mediazione tecnologica nell’apprendimento è determinato da una forte e chiara visione pedagogica e dal contributo di genitori e insegnanti, soprattutto teso, in questo momento storico a, limitare l’esposizione ai rischi principali e ad accompagnare a un accurato lavoro sugli aspetti positivi.
L’utilizzo dei dispositivi tecnologici e, in particolare, degli smartphone nelle scuole e anche fuori dal tempo scolastico, porta con sé grandi opportunità per l’apprendimento e per lo sviluppo. Tuttavia, i rischi legati al loro uso precoce, eccessivo e non consapevole, sia per la capacità di imparare che per l’insorgere di patologie fisiche e psicologiche, appaiono troppo gravi per poter essere sottovalutati: occorre una chiara visione educativa che permetta di inserirli nel più ampio percorso di crescita di ciascun individuo in età evolutiva.