Affrontare i momenti di passaggio
Tra l’urgenza di gestire le emozioni e la necessità di imparare dai propri fallimenti
Nella nostra quarta newsletter “sfide educative” del 26 marzo scorso ci siamo ampiamente soffermati sulla difficoltà che oggi moltissimi studenti vivono nell’affrontare le sfide scolastiche, considerando le loro caratteristiche e i loro bisogni. E, proprio a partire da questa riflessione, vogliamo soffermarci in particolare su quello che le persone sperimentano quando affrontano un esame. Questi momenti di passaggio così cruciali per la vita di ciascuno di noi comportano una serie di emozioni e di stati d’animo particolarmente intensi. Gli adolescenti soprattutto sperimentano stati di ansia e di preoccupazione che possono addirittura portare a delle vere e proprie crisi emotive. Molti di questi vissuti sono acuiti dalle enormi difficoltà delle famiglie stesse che spesso riversano sui ragazzi le loro ansie:
- la preoccupazione per il futuro: l’esame rappresenta un passaggio importante e i genitori possono essere preoccupati per il futuro accademico e professionale dei loro figli.
- L’incapacità di dare sostegno emotivo: anche se i figli possono non dimostrarlo apertamente, hanno bisogno del sostegno emotivo dei genitori e spesso le famiglie non sono in grado di essere un punto di riferimento stabile e rassicurante.
- L’emergere di pressione e aspettative sociali: questi momenti possono spesso portare a un aumento delle aspettative e delle tensioni familiari verso uno stato di benessere sociale in bilico o addirittura visto come irraggiungibile.
Il ruolo di “contenimento emotivo” che le famiglie dovrebbero avere, cercando di non trasferire ulteriori preoccupazione sui propri figli, viene così disatteso e l’esame diventa una prova durissima da affrontare non solo per gli studenti, ma anche per gli adulti che dovrebbero insegnare a gestirla.
È molto complesso individuare una chiave di lettura univoca di fronte a tali vissuti ma, se dovessimo provarci, forse potremmo osare dire che ciò che oggi fa più paura è il fallimento. Un voto deludente, una bocciatura, o addirittura il mancato svolgimento di un esame sono considerati come delle sconfitte pressoché definitive e, in una società che ha messo al bando il valore della sconfitta, assumono un peso insostenibile per moltissimi studenti e per le loro famiglie. Questa fortissima paura di sbagliare ci ha addirittura fatto dimenticare l’importanza di saper perdere e la necessità di imparare dai fallimenti, propri ed altrui.
Riconoscere la sconfitta o il fallimento è parte integrante del processo di apprendimento e di crescita personale. In un contesto educativo, perdere non è solo il mancato raggiungimento di un obiettivo specifico, ma piuttosto un’opportunità per riflettere, imparare dagli errori e migliorare le proprie competenze e conoscenze. Ci sono alcuni aspetti che possono, più di altri, permettere a ciascuno di noi di compiere un cammino di evoluzione personale a partire dalle proprie sconfitte:
1. Apprendere dai fallimenti: ogni sconfitta offre l’opportunità di analizzare cosa non ha funzionato e di apprendere da questi errori per evitare di ripeterli in futuro.
2. Resilienza e adattabilità: imparare a gestire le sconfitte aiuta a sviluppare la resilienza, la capacità di adattarsi e di superare le difficoltà.
3. Crescita personale: le sconfitte possono stimolare la crescita personale, spingendo gli individui a migliorare se stessi e a sviluppare nuove competenze.
4. Valutazione e miglioramento: le sconfitte forniscono un feedback prezioso che può essere utilizzato per migliorare le strategie di studio e di apprendimento.
Anziché essere visto come una porta che si chiude, il fallimento deve essere interpretato come il segnale che indica che stiamo crescendo. Un indicatore del fatto che stiamo esplorando nuovi cammini e che, facendolo, sia anche necessario accettare di poter andare incontro a vari sbagli. In questo modo il fallimento non è la fine, ma soltanto un passaggio intermedio, che non ci definisce ma che ci aiuta a crescere.