Educare alle e con le emozioni
Spunti per costruire percorsi di crescita emotiva e relazionale
Come fare allora, facendo nostre le domande del filosofo Umberto Galimberti, a non lasciare bambini, ragazzi e giovani in balia del loro mondo interiore o in “luoghi dove […] più non si riconoscono, o peggio ancora, dove si riconoscono senza essere stati loro a dirigere il proprio cammino e tanto meno ad aver scelto la meta a cui sono giunti»? Umberto Galimberti, Che tempesta! 50 emozioni raccontate ai ragazzi. Feltrinelli
I percorsi educativi in generale e la scuola in particolare devono essere direttamente coinvolti nell’educazione emozionale dei ragazzi che non può più essere affrontata dalle sole famiglie (quando riescono a farsene carico). È necessario inserire all’interno dei percorsi formativi elementi specifici di accompagnamento volti a:
- conoscere le proprie emozioni nel momento in cui esse si presentano, imparando ad esserne consapevoli e a verbalizzarle;
- controllare le proprie emozioni trovando il giusto equilibrio e arrivando alla capacità di viverle interamente ma regolandole;
- motivare se stessi attivando quel motore interno che ci spinge a compiere un cammino verso la scoperta della nostra interiorità per vivere comportamenti adeguati;
- riconoscere le emozioni altrui ovvero essere empatici, coltivando la capacità di avvertire lo stato emotivo del prossimo;
- gestire positivamente le relazioni acquisendo la capacità di interagire con le persone, di trattare con efficacia i conflitti e i problemi.
Come applicare questi elementi nell’attività formativa/scolastica ordinaria?
Il fattore critico di successo è il tempo! Occorre trovare il giusto equilibrio progettando le attività con tempi e fasi di lavoro adeguati. La scansione temporale dei momenti formativi dovrà necessariamente, per essere rispettosa e adeguata alle esigenze dei partecipanti, prevedere tempi più distesi che consentono una maggiore creatività e la realizzazione di esperienze di gruppo.
Rinnovando in questo modo la propria metodologia di lavoro sarà necessario un maggiore confronto e coordinamento tra i docenti in fase di pianificazione delle lezioni. Considerare dei momenti adeguati per fare esperienze e attività in cui mettere al centro la relazione e la comunicazione delle proprie emozioni e dei propri sentimenti, permetterà di trovare energie sempre nuove sia nei docenti sia negli studenti perché l’interesse, la curiosità e la motivazione verranno costantemente sollecitate. In questo modo gli studenti diventeranno ancora più protagonisti del loro apprendimento.
Questo concreto cambiamento di paradigma porterà sicuramente notevoli vantaggi, sia dal punto di vista emotivo-relazionale sia dal punto di vista dell’apprendimento in senso “stretto”. Impariamo qualcosa infatti, quando siamo coinvolti emotivamente, una verità che tutti abbiamo toccato con mano nella nostra esperienza e che potrà aiutare i nostri allievi a raggiungere risultati migliori nel loro percorso formativo.
Una scuola che mette al centro la persona e che investe sull’intelligenza emotiva sarà maggiormente in grado di prevenire la povertà educativa e di contrastare la dispersione scolastica.