Ripartire dai loro (e dai nostri) bisogni
Accompagnare la crescita dei nostri ragazzi
Di fronte a questa carrellata sembrerebbe emergere una grandissima fragilità nei bambini e nei ragazzi, ma siamo sicuri che siano loro ad essere fragili e non piuttosto noi adulti? Siamo noi adulti i primi ad essere in difficoltà in molte di queste dimensioni e quindi a non essere in grado, perché non abbastanza capaci, pronti, maturi o allenati, di rispondere ai loro bisogni.
Proviamo allora a descrivere i loro bisogni e a chiederci: “Sto rispondendo a questi bisogni? Di che cosa hanno bisogno bambini e ragazzi considerando le caratteristiche che vi abbiamo presentato finora?”.
Hanno bisogno di essere nutriti e sostenuti anche da un punto di vista psicologico: vivono in maniera così diversa tante dimensioni emotive, sociali e relazionali della loro vita che ci dobbiamo occupare anche di come stanno e non solo di che voti prendono. Non solo di che prestazioni hanno, non solo delle partite o delle gare che vincono, ma anche realmente di come stanno. Questa domanda non è è passata di moda, è importante continuare a farla.
Hanno inoltre bisogno di ricevere constatazioni positive che permettono di costruire la propria identità. Qualcosa di estremamente diverso dalle aspettative utopiche elevatissime, irrealistiche e irraggiungibili che talvolta gli adulti prospettano davanti al percorso che i ragazzi stanno compiendo. Le constatazioni positive sono la rilevazione di una competenza o di una capacità, di un comportamento adeguato nel qui ed ora, in un tempo specifico e puntuale in cui vedo cosa stai facendo e, come se avessi un evidenziatore in mano, lo sottolineo comunicandotelo. Quest’attenzione restituisce in maniera puntuale ed immediata ai bambini e ai ragazzi un’idea di competenza, di capacità, su questi mattoncini positivi si costruiscono l’identità e l’autostima.
Con il passaggio dalla famiglia normativa alla famiglia affettiva non è poi scomparso il bisogno di avere delle regole: i limiti e le regole sono comunque indispensabili in un percorso educativo. È importante far crescere i bambini e i ragazzi in una dimensione dove l’adulto aiuta a capire dove è il limite, ciò che può essere fatto e ciò che non deve essere fatto. Tuttavia le indicazioni devono essere poche, chiare e coerenti. La condivisione delle regole dev’essere frutto di un accordo che prevede anche che i limiti possano cambiare nel corso del tempo e che vengano verificati strada facendo. Come stiamo andando rispetto alle regole che ci siamo dati? Quali stiamo riuscendo a rispettare e quali no? Su che cosa dobbiamo lavorare un po di più? Questo aiuta i più piccoli a sentirsi accolti e a dare un nome alle proprie emozioni, soprattutto in questo momento storico in cui faticano ad identificarle. È importante che, nel momento in cui le manifestano, ci sia qualcuno pronto ad accoglierle e a contenerle.
E quindi, per concludere, di che adulti c’è bisogno? C’è bisogno di adulti che non si spaventino davanti alle emozioni dei propri ragazzi, e sappiano sintonizzarsi con loro comprendendo i motivi delle loro emozioni e accogliendole con tranquillità. È necessario non spaventarsi di fronte alla rabbia, alla tristezza o a un conflitto ma riconoscerli per “autorizzarli”, accompagnandoli ad accettarli e valorizzarli.
È questo il compito degli adulti: accettare e valorizzare l’errore, e la fragilità dei bambini e i ragazzi. Partendo dall’accettazione dei nostri errori e delle nostre fragilità. Accettare significa comunicare ai nostri ragazzi che possono permettersi di sbagliare e che, anzi, spesso, la loro forza sta proprio nell’accettare le proprie debolezze e le proprie fragilità.
Questo compito fondamentale che gli adulti devono svolgere può realizzarsi solo se loro stessi sapranno trovare il tempo per ascoltare i più piccoli e scambiare con loro pensieri e parole. In questo molti insegnanti sono bravissimi: propongono e gestiscono progetti dedicati alle dinamiche di gruppo perché sanno che non è tempo tolto alla didattica tradizionale ma è tempo investito. È un tempo che aiuta a creare nel contesto classe un clima di benessere che accoglie tutti, che accoglie i fallimenti, gli errori, che accoglie le emozioni e se in quel clima ogni bambino o bambina, ogni ragazzo o ragazza, trova il modo di stare bene allora ci sono le condizioni per sviluppare l’apprendimento. Dove si mettono al centro i bisogni dei bambini e dei ragazzi si impara tanto e s’impara meglio: il tempo che utilizziamo per rispondere a questi bisogni è un tempo speso bene per loro e per noi, e anche per il loro futuro.
Di fronte a queste fatiche, a queste difficoltà e a queste complessità della nostra vita quotidiana e alla complessità della scuola e del vissuto dei nostri alunni e delle nostre alunne, c’è bisogno di adulti che guardino oltre, al futuro appunto. Per un bambino, una bambina, per un ragazzo il futuro è stasera e domani, non riescono a guardare oltre, soprattutto se vivono un problema. Noi sì, dobbiamo farlo anche per loro. Aiutiamoci a guardare oltre, perché se è vero che all’inizio sarà difficile, potremmo poi scoprire che cambiare prospettiva è giusto e necessario.