Servizio, vita personale e cammino comunitario
L’estate nel cammino dei giovani
Una riflessione specifica vorremmo dedicarla al vissuto di tantissimi adolescenti e giovani che destinano la loro estate al volontariato e all’animazione delle attività estive delle nostre comunità. In un momento storico in cui i giovani incontrano numerosissimi ostacoli verso il futuro e in cui progettare il proprio cammino di vita è diventato particolarmente difficile, queste esperienze costituiscono una testimonianza fondamentale di come sia ancora possibile coinvolgerli attorno ad un percorso di crescita e di come, se accolti nel modo giusto, i giovani abbiano energie inestimabili da donare agli altri.
Centri estivi, grest, campi estivi, si reggono sulla capacità dei giovani di affrontare un tempo storico in cui le criticità sembrano quasi insormontabili:
- la frammentazione dell’identità: soprattutto per chi è ancora nell’età dello sviluppo, è oggi particolarmente difficile dare vita ad un’esperienza esistenziale unitaria, troppo spesso infatti ogni esperienza vissuta è autoreferenziale ed esaurisce il suo significato con il terminare dell’esperienza stessa, lasciando una traccia molto debole nel vissuto di chi ne è stato protagonista. Questo comporta una evidente difficoltà nel costruire un cammino coerente basato su un’identità dinamica ma con tratti di stabilità e di crescita. Un’identità forte permette di comprendere e affrontare la realtà, un’identità debole e frammentata purtroppo non ha strumenti per vivere adeguatamente la complessità del nostro tempo.
- L’abitare i non luoghi: un luogo antropologico è chiaramente definito da un’identità che porta con sé un patrimonio storico e dei comportamenti ben precisi, diventa cioè l’occasione per fare esperienza di una situazione sociale. Abitare luoghi “veri” è parte integrante del percorso di crescita di ciascun individuo perché attraverso questi, attraverso le relazioni tra le persone che li abitano, gli individui comprendono possibilità, limiti, interdizioni, comportamenti diversi e collocati all’interno di una “storia”. Oggi i giovani abitano soprattutto dei “non luoghi”, degli spazi virtuali che hanno scisso questo legame con una situazione sociale in cui allenarsi e crescere lasciandoli a fare i conti con una soggettività disordinata e piena di insicurezza perché incapace di affrontare le situazioni reali della vita.
- L’incontro virtuale con l’altro: è sempre più evidente che siamo immersi in una realtà “fake”, in un mondo che perde sempre di più i tratti della concretezza per assumere i tratti della virtualità. Anche le relazioni sono sempre più indebolite da questa tendenza che colpisce in profondità la capacità di rapportarsi all’altro, mettendo in crisi la capacità di crescere in una dinamica di identità/alterità e generando numerosissime insicurezze.
- L’aprogettualità e la prigionia del presente: molti giovani si pongono in modo incerto, ed a volte angoscioso, nei confronti del futuro. La debolezza delle loro radici, le difficoltà nelle relazioni intergenerazionali con gli adulti, l’assenza della trasmissione dei valori e delle norme impediscono la costruzione di quelle relazioni che connettono gli individui tra di loro anche temporalmente, incoraggiandoli ad accogliere sfide nuove e invitandoli a vivere esperienze di superamento dei propri confini.
- La reversibilità delle scelte: vivere in modo aprogettuale comporta anche la tendenza a vivere ciascuna scelta come reversibile, inibendo anche la comprensione sulle conseguenze e sui rischi connessi ai propri comportamenti. Molti giovani ritengono che da ogni loro scelta, per impegnativa o rischiosa che sia, si possa sempre, o quasi, tornare indietro. Purtroppo, invece, in molte situazioni esistenziali la reversibilità è solo parziale e relativa o, perlomeno, molto difficile e sarebbe necessario riflettere adeguatamente sulle conseguenze per elaborare processi decisionali consapevoli.
- L’esperienza religiosa: il rapporto personale, non condiviso con altri disegna una religiosità tutta centrata sulla percezione dei propri vissuti come unico fondamento veritativo della propria esperienza religiosa. Questa tendenza è speculare alla evidente difficoltà da parte di molti giovani a percepire l’alterità di Dio. Un messaggio religioso fondato sull’amore per il prossimo, sull’accoglienza della diversità e sulla costruzione di un proprio cammino di vita sembra oggi in estrema controtendenza rispetto al vissuto giovanile.
In questa situazione, come scrivevamo nelle prime righe di questo articolo, si collocano positivamente le esperienze di animazione e di protagonismo giovanile soprattutto estive. Sono esperienze di uscita ma anche di ritorno a sé che, se vissuta nell’ottica di una esperienza di condivisione autentica, cioè capace valorizzare il dono che ciascuna persona fa di sé agli altri, assume un ruolo centrale nel percorso di formazione delle nuove generazioni.
In questo modo l’oratorio non diventa solo luogo di formazione per bambini e ragazzi ma anche per gli adolescenti e i giovani che se ne prendono cura, permettendo loro di valorizzare i propri talenti e di crescere insieme. Perché questo avvenga sono necessarie alcune condizioni che il recente Sinodo sui giovani ha tratteggiato nel documento finale:
Partire dall’originalità e dalla specificità della cultura giovanile odierna
“Le giovani generazioni sono portatrici di un approccio alla realtà con tratti specifici. I giovani chiedono di essere accolti e rispettati nella loro originalità.Tra i tratti specifici più evidenti della cultura dei giovani sono state segnalate la preferenza accordata all’immagine rispetto ad altri linguaggi comunicativi, l’importanza di sensazioni ed emozioni come via di approccio alla realtà e la priorità della concretezza e dell’operatività rispetto all’analisi teorica. Grande importanza rivestono i rapporti di amicizia e l’appartenenza a gruppi di coetanei, coltivati anche grazie ai social media. I giovani sono generalmente portatori di una spontanea apertura nei confronti della diversità, che li rende attenti alle tematiche della pace, dell’inclusione e del dialogo tra culture e religioni. Numerose esperienze di molte parti del mondo testimoniano che i giovani sanno essere pionieri di incontro e dialogo interculturale e interreligioso, nella prospettiva della convivenza pacifica.”
Sinodo sui giovani, Documento finale n° 45
Valorizzare il desiderio dei i giovani di mettersi in gioco, di essere protagonisti
“Di fronte alle contraddizioni della società, molti giovani desiderano mettere a frutto i propri talenti, competenze e creatività e sono disponibili ad assumersi responsabilità. Tra i temi che stanno loro maggiormente a cuore emergono la sostenibilità sociale e ambientale, le discriminazioni e il razzismo. Il coinvolgimento dei giovani segue spesso approcci inediti, sfruttando anche le potenzialità della comunicazione digitale in termini di mobilitazione e pressione politica: diffusione di stili di vita e modelli di consumo e investimento critici, solidali e attenti all’ambiente; nuove forme di impegno e di partecipazione nella società e nella politica; nuove modalità di welfare a garanzia dei soggetti più deboli.”
Sinodo sui giovani, Documento finale n° 52
Fare nostro il desiderio della Chiesa di accogliere sempre più e sempre meglio i giovani nella vita delle comunità cristiane
“I giovani cattolici non sono meramente destinatari dell’azione pastorale, ma membra vive dell’unico corpo ecclesiale, battezzati in cui vive e agisce lo Spirito del Signore. Essi contribuiscono ad arricchire ciò che la Chiesa è, e non solo ciò che fa. Sono il suo presente e non solo il suo futuro. I giovani sono protagonisti in molte attività ecclesiali, in cui offrono generosamente il proprio servizio, in particolare con l’animazione della catechesi e della liturgia, la cura dei più piccoli, il volontariato verso i poveri. Anche movimenti, associazioni e congregazioni religiose offrono ai giovani opportunità di impegno e corresponsabilità. Talvolta la disponibilità dei giovani incontra un certo autoritarismo e sfiducia di adulti e pastori, che non riconoscono a sufficienza la loro creatività e faticano a condividere le responsabilità.”
Sinodo sui giovani, Documento finale n° 54